Emigrazione
Il più grande esodo migratorio della storia moderna è stato quello degli Italiani.
A partire dal 1861 sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze. Nell'arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione al momento dell'Unità d'Italia si avventurava verso l'ignoto.
Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane. Tra il 1876 e il 1900 l'esodo interessò prevalentemente le regioni settentrionali con tre regioni che fornirono da sole il 47 per cento dell'intero contingente migratorio: il Veneto (17,9), il Friuli Venezia Giulia (16,1 per cento) e il Piemonte (12,5 per cento).
Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle regioni meridionali. Con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto da Calabria, Campania e la nostra cara Sicilia, e quasi nove milioni da tutta Italia.
Le emigrazioni dal territorio siciliano, interessarono l'intera regione senza alcuna distinzione di provincia o di città, le cause di tale fenomeni sono da imputare ad avvenimenti storici di quei decenni.
Dopo l'unita' d' Italia molte promesse erano state infrante, e la speranza per una vita migliore e un'Italia unita e paritaria villantata da Garibaldi nel meridione , non furono nient'altro che bugie che ancora oggi noi siciliani e più in generale noi meridionali ancora "assaporiamo".
Difatti nel 1891, nacquero i fasci siciliani; essi protestavano sia nei confronti della proprietà terriera siciliana, sia nei confronti dello Stato che appoggiava apertamente la classe benestante. La società siciliana era allora parecchio arretrata, il feudalesimo pur se abolito (dagli stessi aristocratici illuminati) agli inizi del XIX secolo aveva condizionato la distribuzione delle terre e quindi delle ricchezze. L'unità d'Italia dall'altro lato, non aveva portato i benefici sociali sperati, ed il malcontento covava fra i ceti più umili. Il movimento chiedeva fondamentalmente delle riforme, soprattutto fiscali ed una più radicale nell'ambito agrario, che permettesse una revisione dei patti agrari (abolizione delle gabelle) e la redistribuzione delle terre.
il Governo "Italiano" allora di Crispi invece del dialogo preferì adottare un'altro strumento ... la repressione.
Infatti In questo contesto il presidente del consiglio Francesco Crispi, nel tentativo di ristabilire l'ordine ascoltò le sole istanze dei possidenti distrettuali (gente arricchitasi con le proprietà terriere), ed adottò la linea dura con un intervento militare.
Il movimento dei fasci siciliani fu' sciolto e i capi vennero arrestati. Il 30 maggio il tribunale militare di Palermo condannò Giuseppe de Felice Giuffrida a 18 anni di carcere, Rosario Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro a 12 anni di carcere quali capi e responsabili dei Fasci siciliani. L'on. De Felice fu difeso in sede giudiziaria dall' avvocato siciliano G.B. Impallomeni.
Nel 1895 con un atto di amnistia venne concessa la clemenza a tutti i condannati in seguito ai fatti dei Fasci siciliani.
Si concludeva così in modo violento il primo vero movimento organizzato contro i proprietari fondiari, e di emancipazione delle classi più umili.
A partire da questa sconfitta "morale" dell'allora governo italiano, dopo l'assurda repressione militare adottata in Sicilia e soprattutto dopo la paurosa tassa sul grano imposta da un governo che non apparteneva alla nostra cultura contadina ... cominciarono inesorabili le emigrazioni dal territorio siculo e soprattutto da una della città del "grano" quali era chiamata l'allora Terranova (Gela) che giocava un importantissimo ruolo in sede di commercio del grano e del cotone.
Difatti Gela negli ultimi anni del 1800 era una delle maggiori zone agrarie della Sicilia , chiamata addirittura il "granaio di Sicilia" ma anche una delle maggiori zone produttrici di cotone.
La tassa sul grano imposta dunque all'economia del mezzogiorno , non porto altro che miseria e rivolta contro lo stato (ma questa è un'altra storia chiamata "mafia" )
Da questi presupposti partì quell'esodo che nessuno si sarebbe mai aspettato, a causa della solida cultura e del folclore che legava ogni Terranovese alla sua terra.
Ma si sa, non è possibile vivere di "pane e amore", così nel 1898 dal porto di Palermo, partì la prima nave carica di giovani terranovesi, in cerca di fortuna e pieni di desiderio di tornare un giorno nella città che tanto amavano e alla quale erano tanto legati.
La partenza di giovani terranovesi era come una emorragia per la città, che vedeva partire i suoi migliori "carusi" verso mete lontane ed esotiche, quali Brasile, Argentina, Stati uniti ed Australia.
Tale emorragia si placò solo nel 1921 con la nascita del fascismo.
Terranova in quegli anni ebbe una rinascita economica e demografia ... ma soprattutto la città del golfo si insignò di quell'antico nome di cui era stata privata ... "Gela".
Dopo la caduta del fascismo i vari bombardamenti alleati sulla città di Gela e le migliaia di morti, figli di una guerra infame, Gela riprese a camminare.
Nonostante l'attivazione negli anni '60 del Petrolchimico che provocò l'arrivo in città di numerosissimi lavoratori forestieri, ed un'esponenziale crescita sia economica che demografica nella città di Gela, numerosissimi sono stati i gelesi che, per motivi di lavoro o di "ambiente", sono stati costretti a trasferirsi fuori città. Difatti a partire dagli anni 60 un grosso cancro cominciò ad avanzare ed affliggere la città di Gela, la malavita organizzata!!! che si arricchiva e diventava sempre più potente grazie al quel miracolo economico che viveva la città del golfo grazie al "Petrolchimico". Si può quindi supporre, che il secondo esodo di cittadini gelesi, fu' proprio dovuto a questa esponenziale crescita economica ma non sociale, che da un lato dava lavoro e benefici, ma dall'altro arricchiva un cancro quale la malavita organizzata che cominciava a soffocare in quegli anni la popolazione gelese non permettendo lo sviluppo di attività commerciali e turistiche.
Pertanto come detto prima, negli anni 60 si aprì un secondo esodo di cittadini gelesi che come per gli altri emigrati meridionali avevano come mete principali tre destinazioni: l'Italia settentrionale, la Germania e l'America.
Parlando in cifre si tratta di diverse decine di migliaia di persone che hanno cambiato residenza e hanno creato la loro famiglia altrove. Il desiderio di continuare a vivere accanto agli altri gelesi nonostante la distanza dal suolo natio ha portato alla nascita di vere e proprie comunità gelesi in giro per l'Italia e per il mondo. Basti pensare alla città di Busto Arsizio in Lombardia dove su circa 80.000 abitanti oltre 20.000 sono di origine gelese. Altre comunità folte di gelesi si trovano a: Verona, Parma, Bergamo, Sannazzaro de' Burgondi, Torino, Alessandria, Mestre.
Fuori dall'Italia, numerosi gruppi di gelesi si trovano in Germania, Belgio, Francia e negli Stati Uniti.
In America meridionale esiste addirittura una cittadina dove sono residenti moltissimi gelesi che, in ricordo della loro città, hanno costruito una chiesetta in legno che ricorda il duomo di Gela e dove festeggiano ogni anno la sentita festa della Madonna delle Grazie.
Gela non dimenticherà mai i suoi figli , perché questa terra li ha visti nascere gli ha dato sostentamento, li ha visti crescere e diventare potenti, li ha visti partire per conquistare nuove terre e li ha visti persino morire sin dai tempi antichi e ha sempre accolto tra le sue amorevoli braccia i morti di questa gloriosa città e di questa leggendaria gente.
In queste terre che sembrano raccontare tanto ma che alla fine non possono altro che dire siate orgogliosi di essere gelesi !!!
Fonte: Giuseppe La Spina