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I TRE AGNELLINI


Sparse, sulle colline di Gela, c'erano dei piccoli capanni dove tutti sapevano scolpire santi e Madonne con grande abilità. Ma giunse il tempo in cui non ci furono più ordinazioni per le loro belle statuine religiose.

Un pomeriggio Menico, uno dei maestri intagliatori, entrando nella sua bottega trovò un fanciullo biondo, che giocava con le statuine del presepio. Menico gli disse con fare burbero che le statuine del presepio non erano giocattoli. Il bambino rispose: «A Gesù non importa, Lui sa che non ho giocattoli per giocare». Mastro Menico commosso gli promise un agnellino di legno con la testa che si muoveva.
«Vienilo a prendere domani pomeriggio, però, strano che non ti abbia mai visto, dove abiti?»
«Là», rispose il fanciullo indicando vagamente l'alto.

Il giorno dopo, prima di mezzogiorno, l'agnellino era pronto, bello da sembrare vivo. Ad un tratto si affacciò alla porta di Menico una giovane zingara con un bambino in braccio.
Il bambino appena vide l'agnellino protese le braccine e l'afferrò. Quando glielo vollero togliere di mano si mise a piangere disperato. Menico che non aveva nulla da dare alla povera donna disse sospirando: «Tienilo pure. Intaglierò un altro agnellino».

Nel pomeriggio tardi Menico aveva appena terminato il secondo agnellino quando Pino, un povero orfanello, che viveva in un casolare quasi diroccato, venne a salutarlo. «Oh! che meraviglioso agnello», disse. «Posso averlo per piacere?». «Sì tienilo pure, Pino, io ne intaglierò un altro».
E così fece. Ma il bambino dai capelli d'oro non ritornò, e l'agnellino rimase abbandonato sullo scaffale della bottega.

La crisi delle ordinazioni continuava a peggiorare e Menico cominciò ad intagliare giocattoli per i bambini del villaggio per far loro dimenticare la fame. Un giorno un mercante di passaggio si offrì di comperare tutti i giocattoli che Menico riusciva ad intagliare. Menico rifiutò di intagliare giocattoli per denaro: «Sono ospite della masserizia di Nino», disse il commerciante, «in caso cambiate idea».

La piccola Marta era molto malata e Menico, per farla sorridere, le regalò l'agnellino che aveva conservato su uno scaffale della sua bottega. Mentre tornava dalla casa di Marta, incontrò il bambino dai capelli d'oro.
«Ho tenuto l'agnellino fino ad oggi, ma tu non sei venuto. Ne farò subito un altro».
«Non ho bisogno di un altro agnellino» disse il fanciullo scuotendo il capo, «quelli che hai donato al piccolo zingaro, a Pino e a Marta li hai donati anche a me. Fare un giocattolo può servire alla gloria di Dio quanto intagliare un santo».
Un attimo dopo il fanciullo era scomparso.

Quella sera Menico si recò alla masserizia di Nino.
«Costruirò giocattoli per voi», disse.
«Allora avete cambiato idea» sussurrò il mercante.
«No», rispose Menico con gli occhi scintillanti, «ma ho ricevuto un segno da Dio!»

 

Per vivere diversamente

La gioia di una festa è veramente piena solo quando la si condivide. Il racconto è un simpatico commento al detto di Gesù: «C'è più gioia nel donare che nel ricevere». Menico, il maestro intagliatore, ha avuto anche la soddisfazione di contribuire alla rinascita dell'economia del suo villaggio. La nostra gioia-ricompensa sta invece nel sorriso degli altri.

Leggete insieme, nel Nuovo Testamento, il brano degli Atti degli Apostoli 4,32-37.
Il rendere partecipi gli altri dei nostri doni è il mezzo migliore per togliere dal nostro cuore ciò che impedisce di accogliere il Signore che viene.

Proponetevi prima della festa dei Natale un gesto, concreto, di generosità. Sarà ancora più ricco di significato se lo farete ad uno che non vi può ricambiare oppure ad una persona che vi è poco simpatica.

 

Preghiamo

Tu sei grande Signore
e sei venuto in mezzo agli uomini.
Come un fratello,
come uno uguale a noi,
io ti dico,
con tutta la mia tenerezza:
tu sei colui che amo
e come te, Signore,
passerò tra i miei fratelli
portando la tenerezza.
Lo dirò a mio fratello,
come un messaggero che corre sui monti
e annunzia la pace
da un estremo all'altro della terra,
che l'uomo deve sperare.
Dio è vicino, egli viene per la tenerezza.

 

Padre nostro che sei ......

Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

Amen