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LA FESTA DELLA PATRONA

U Rusariu ‘nchesa

Misteri
Bedda 'nchesa,
bedda 'ncasa,
beddu è lu vostru visu.

Ppì stu figghiu ca tiniti 'mbrazza
cunciritimi sta razia,
'na scurari, 'na ghiurnari
chista razia m'hata a fari.

Coroncina
O Maria di la Manna,
vostru figghiu mi ci manna
mi ci manna ppi priari
chista razzia m'hati a fari


Alle 7 del mattino del 5 settembre 1954 con uno sparo di mortaretti e un festoso suono di campane si iniziavano a Gela, così come del resto avveniva e avviene ogni anno da tempo immemorabile, i festeggiamenti di una delle più belle e suggestive ricorrenze religiose che richiama nella nostra città un grande concorso di popolo: la festa della Patrona Maia SS. d’Alemanna. La ricorrenza di quell’anno, però, doveva assumere un’importanza particolare poiché il 19 settembre, alla presenza di una grande moltitudine di fedeli, di autorità civili e religiose doveva essere incoronata l’effige bizantina della Madonna dal vicario generale del papa Pio XII, cardinale Clemente Micara , grazie al tangibile concorso del popolo gelese.
Verso le 18,30 di quel 19 settembre sul sagrato della chiesa Madre, in mezzo al tripudio festante del popolo che riempiva l’intera piazza antistante la chiesa e le vie ad essa adiacenti, ebbe inizio la cerimonia dell’incoronazione della sacra icona della Madonna, incoronazione decretata il 30 luglio 1954 dal Capitolo Vaticano. Lo stesso cardinale cinse il capo della dolcissima immagine della Regina del Cielo con una corona aurea tempestata di gemme, corona donata dal popolo in una gara di affetto che spinse i fedeli a privarsi anche di preziosi monili.
Alla cerimonia presenziarono eminenti personalità civili e religiose. Si ricordano tra gli altri l’On. Salvatore Aldisio, l’allora presidente della Regione Siciliana On. Francesco Restivo, il comandante la Legione Carabinieri di Palermo Col. Giulio Smecca, il vescovo della nostra diocesi Mons. Antonino Catarella, gli arcivescovi di Catania Mons. Guido Bentivoglio e di Monreale Mons. Francesco Carpino, i vescovi di Noto, Trapani, Ragusa, e di Caltanissetta. Sullo stesso sagrato, prima della solenne cerimonia, venne stilato dal notaio Dott. Renato Mattina un verbale di consegna (atto n. 33623, fasc. n. 6830 del 19/09/1954 che vide come testimoni gli stessi On, Salvatore Aldisio e Restivo, il Col. Smecca e il sindaco di Gela Avv. Francesco Vella. La corona aurea venne così consegnata alla Dignità dell’Insigne Collegiata, eretta nel 1817, della Chiesa Madre: Mons. Gioacchino Federico parroco della Matrice, Rev. Rosario Damaggio e Rev. Antonino Di Fede. La stessa Dignità prestarono il prescritto giuramento di rito in virtù del quale si impegnavano a tenere sempre apposta sul capo della Vergine la corona aurea donata ed a conservarla in perpetuo. Subito dopo si procedette al rito della benedizione della stessa corona ed a quello della solenne incoronazione.
La festa della natività dell’8 settembre, così come quasi tutte le principali solennità della Vergine Maria, è di origine orientale e probabilmente le prime ricorrenze liturgiche risalgono al VII secolo.
Diverse sono le tradizioni che ci riferiscono sull’origine dell’effige della nostra Patrona; una di esse, di epoca assai remota, tramanda che fu portata da alcuni viandanti ebrei, i quali attraversando il nostro territorio ed essendo stati ospitati, in segno di ringraziamento la donarono ai nostri abitanti; questi, in memoria del cibo inviato miracolosamente dal cielo da Dio agli israeliti durante il loro attraversamento del deserto, la chiamarono Madonna della Manna; un'altra readizione vuole che l’icona della Madonna sia stata portata dall’ordine religioso dei Teutonici di Santa Maria de Alemanna  (Ordo domus Sanctae Mariae Teutonicorum), fondato nel 1190 a S. Giovanni d’Acri, cittadina dello stato di d’Israele, da abitanti di Lubecca e Brema, ambedue città della Germania, e trasformato nel 1198 in ordine cavalleresco. Secondo la testimonianza dell’abate Rocco Pirro, il culto a Maria SS. D’Alemanna trae la sua origine proprio dal suddetto ordine religioso dei Teutonici, che stabilì nella nostra città un Tempio ed una Casa, dipendente dalla Magione di Palermo, per alloggiare i pellegrini che si recavano a Gerusalemme. La data dell’insediamento, facendo riferimento ad una identica fondazione avvenuta nella città di Messina (dove esistono una via e una chiesa dedicate entrambe a Maria SS. D’Alemanna, chiesa che secondo l’abate  Caruso fu edificata dai Teutonici nel secondo decennio del secolo XIII), dovrebbe porsi intorno al 1220 e comunque non più tardi del 1243, poiché nelle tavole del notar Pietro de Fronda di Adornò si legge che il presbitero Filippo Francesco il 22 Aprile 1243 istituiva suo erede “…Fr. Fridericum Theutonicum pro  parte ecclesiae Sanctae Mariae Theutonicorum quae est in Heraclea.” Ed Eraclea era la denominazione antichissima della nostra città, denominazione che ancora oggi viene adottata nei registri delle parrocchie di Gela. I Teutonici furono chiamati nell’isola Alemanni (nell’uso poetico e letterario col nome di Alemanni si trovano spesso indicati i Tedeschi), e perciò la chiesa di Santa Maria dei Teutonici era la chiesa di Santa Maria degli alemanni o dell’Alemanna.
Le incursioni barbariche, e in particolar modo quelle dei Saraceni, costringevano gli abitanti a nascondere le loro glorie religiose più care, e fu un bene perché esse, nonostante le distruzioni della città, si salvarono. Infatti i racconti popolari, tramandati da generazione in generazioni, parlano del rinvenimento della venerata icona di Maria SS. d’Alemanna in un modo miracoloso intorno al 1476. Si narra infatti che un contadino mentre arava la terra si accorse che i suoi buoi non proseguivano più; pensando che si trattasse di un ostacolo proveniente da qualche corpo duro sottostante il terreno, il contadino si mise a scavare, anche con la segreta speranza di trovare un tesoro nascosto, ma quale non fu la sua meraviglia quando le sue mani cominciarono a tirar fuori una tavola sulla quale s’intravvedeva una immagine dipinta: era l’effige della Beata Vergine. Nel momento stesso in cui estrasse dal terreno l’intero quadro, il contadino si accorse che i due buoi si erano inginocchiati. Il luogo del rinvenimento viene indicato dietro l’altare maggiore del Santuario di Maria SS. d’Alemanna che allora minacciava rovina. I nostri abitanti attirati dal culto della Santissima icona, ricostruirono la chiesa e la dotarono di tenute e di rendite. La chiesa di Maria SS. d’Alemanna, con una non comune facciata in stile neoclassico con colonne di ordine ionico, riaperta al culto nel 1914 dopo che fino all’anno prima era servita come lazzaretto per i vaiolosi, oggi non esiste più, fu diroccata verso la fine degli anni settanta perché le mura perimetrali erano pericolanti. Recentemente, con un questua che ha interessato larghi strati della nostra popolazione, si è edificato una nuova chiesa sullo stesso sito dove sorgeva quello vecchio.
Paolo III, nel 1450, fa menzione del culto della Madonna in occasione di un diritto di patronato e, in un documento del 1627, Maria SS. d’Alemanna è chiamata protettrice e Patrona della città, ma ufficialmente questi due titoli gli vennero conferiti verso il 1650 in seguito alla bolla Universa di Urbano VIII. Gli atti di proclamazione vennero stilati nella nostra città nel dicembre del 1659 e poi del marzo del 1693, in quest’ultimo anno in particolare, in occasione del famoso terremoto che distrusse molte città dell’isola e mietè molte vittime nella sua parte orientale.
In numerosissime circostanze, il popolo ha potuto constatare l’efficace protezione della gloriosissima Madre di Dio. Ma è da segnalare lo scampato pericolo proprio dal suddetto terremoto dell’11 gennaio del 1693. Le scosse telluriche furono violente, tanto che in uno slancio corale di fede il popolo pote attribuire la salvezza della città solo alla protezione della Vergine, e ancora, in diverse città dell’isola, come Butera, Nisceni, Caltagirone, Piazza Armerina, ecc… il popolo ricorda i famosi versi :


All’unnici ‘i jnnaru a vintun’ura
Si vitti e nun si vitti Terranova;
S'unn’era ppì Maria, Nostra Signura,
Sutta li petri fussi Terranova.”

Lo sbarco degli alleati a Gela, avvenuto il 10 luglio 1943, quando la città fu fatta segno ad un violento bombardamento navale, avrebbe potuto produrre danni incalcolabili. Ma si attribuisce ancora alla protezione della Patrona se la città di Gela non venne distrutta.
L’immagine della Madonna, che poggia delicatamente una guancia sulla testa del Bambino Gesù, balza da uno sfondo color oro con un aspetto materno profondamente umano, delicato, quasi mesto; il Bambino poggiato sul braccio destro della Madre, mentre ci dà, chiare, le caratteristiche dell’infanzia, sembra anche nutrire pensieri profondi che fanno presagire la sua natura divina. L’arte dell’anonimo  pittore arriva veramente ad espressioni sublimi, unendo, insieme all’eleganza del gruppo, tale molteplicità di sentimenti da animare d’un senso soprannaturale l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo e della sua gloriosa Madre.
L’icona della Madonna è un dipinto su tavola di quercia delle dimensioni di cm. 67 x 52 e dello spessore di cm. 1,5; la veste della Madre è di color marrone con un manto blu adornato da decorazioni e fregi a girali in oro. Sull’autore del dipinto si hanno riferimenti leggendari o troppo vaghi, come quelli di Frà Benedetto M. Candioto , che l’attribuiva alla mano di S. Luca, o quelli che accennano ad un pittore fiorentino del secolo IX, tale Luca Santo.
Come ci riferisce lo storico terranovese Salvatore Damaggio Navarra in “Maria dell’Alemanna in Terranova del 1915, l’immagine della Madonna, chiamata dal popolino Saccaredda (acquaiola), che significa dispensatrice di pioggia, veniva trasferita dal suo santuario in città in corteo solenne, presenti il Governatore e i Magistrati in eleganti carrozze, seguita da tutto il popolo, tre volte l’anno: nel gennaio alla chiesa del Carmine, in occasione dell’annuale ricorrenza del terremoto del 1693, e altre due volte alla chiesa Madre, nel mese di maggio, dove la venerata immagine veniva esposta solennemente e nell’ultima domenica di agosto per i festeggiamenti patronali dell’8 settembre che a Gela sono stati sempre grandiosi e religiosamente sentiti.
L’icona della Madonna ha subito nel tempo diversi restauri più o meno grossolani e forse proprio uno di questi, eseguito intorno alla prima metà dell’800, furono cancellati, secondo l’accettabile ipotesi del compianto Mons. Gioacchino Federico, gli angioletti che volteggiavano sul capo della stessa Madonna. L’ipotesi è suffragata dal fatto che esiste una copia dell’icona dalla Santa Vergine dell’Alemanna del 1808 su cui appunto si trovano dipinti i citati angioletti (sul bordo inferiore di quest’ultimo dipinto su tela, malridotta, si riesce appena a leggere: MIRACOLA IMMAGINE VERA SIGNORA COELI ALEMANNA TERRANOVA 1808). Un restauro di cui si ha notizia precisa risale al 1927, al tempo dell’ufficio del parroco Francesco Capici, l’icona allora venne inviata a Roma alla Scuola Restauri Pitture Musei Vaticani e restaurata dal Prof. Virgilio Parodi.
L'ultimo restauro risale al 1991, a restauro completato, il sabato 20 luglio, venne esposta in Vaticano, nella sala delle udienze pontificie che si intitola a Paolo VI. Essa risplendeva dell'antico splendore che le infuse l'ignoto suo autore nel crearla.
Papa Wojtila si raccoglieva in preghiera dinanzi ad essa e poi levava la mano per benedirla. Contemporaneamente, era mezzogiorno circa, in Gela le campane di tutte le chiese suonavano a distesa: era come se un ponte ideale unisse attraverso l'etere, nella glorificazione della Vergine rappresentata dalla sacra effige, il Santo Padre e la comunità civica gelese. Poi il Santo Padre si rivolgeva ai rappresentanti, ecclesiali e laici, della nostra comunità che li, nella sala vaticana, gli facevano corona e diceva loro: “Avete una madonna bellissima”.
La nostra delegazione a sentir quelle parole ne furono commossi: il Papa aveva venerato la “loro” Icona e anche ne aveva rilevata la eccelsa bellezza artistica!.
Invero l'Icona è molto bella, tanto bella che la tradizione, quasi a significare che è opera oltre del talento umano, anche di ispirazione soprannaturale, l'attribuisce a San Luca Evangelista, il pittore che, secondo la leggenda, dipingeva con l'assistenza e l'ausilio degli angeli.

Fonte: Nuccio Mulè e Virgilio Argento

 
Il portale della chiesa nel periodo della festa
 
Il pontificale del 19 Settembre 1954
 
L'onorevole Salvatore Aldisio firma, come testimone, dinanzi al notaio Renato Mattina il verbale di consegna della preziosissima corona con la quale il Cardinale Micara incoronerà l'effige di Maria SS. D'Alemanna
 
Maria SS. d'Alemanna all'uscita dalla chiesa
 
Risuonano le campane che accompagnano l'uscita della Madonna
 
La Madonna in via Navarra Bresmes
 
La Madonna in via Verga
 
Maria SS. d'Alemanna in via Verga
 
La salita di via Verga
 
La Madonna da via Matteotti si immette in via Bonanno
 
La Madonna in via Bonanno
 
La processione
 
La dolce sera di settembre avvolge Maria SS. d'Alemanna
 
Si passa il grasso sopra la trave prima dell'inizio della cuccagna
 
La banda musicale apre la cuccagna a mare
 
Il trofeo della cuccagna a mare
 
Concorrenti in fila che partecipano alla cuccagna a mare
 
L'inizio della cuccagna a mare
 
Relax
 
I primi scivoloni
 
Spettatori in spiaggia
 
Una fase della cuccagna a mare
 
Una fase della cuccagna a mare
 
La presa della bandiera
 
La banda musicale allieta la cuccagna a mare
 
Si festeggia la vittoria
 
Mostra di pittura "Lo Sperone"
 
Le luminarie
 
Una fase dei giochi d'artificio
 
Una fase dei giochi d'artificio
 

 

Maria SS. dell'Alemanna
 

La risposta di Maria al saluto di Elisabetta
(Magnificat)

L'anima mia magnifica il Signore
E il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi
chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto  in me l'onnipotente
e santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre.

Luca 1, 47-56

 
Inizio 900 - Preghiere gelesi
 

U Rusariu  appressu a Maronna

O Maria di la Manna
Vostru figghiu ‘ncelu cumanna

Ccu la vostra passioni
luvatimmilla sta cunfusioni!

Ccu la vostra gran putenza
datimi aiutu e pruvvirenza (10 volte)

O Maria di la Manna ca di razia siti china

Siti funti di carità, siti stidda mattutina!

Cunciritimi sta razia
ca vi dummannammu di sta santa siritina!

 

Maria di la Manna

Diu salvi a Vui, Regina
Maria di la Manna
a vui duci cumpagna
e matri nostra.

Stu Diu l'ha fatta apposta
d'on mari di ricchizzi
‘ncelu li so biddizzi
triunfi e loria.

Su duci li so modi
di chista damigella
spusa ch'è tanta bedda
di lu Spiritu Santu.

E tutti nui curremmu
davanti a sta matrona
Virgini Maria di la Manna
ricca di loria.

E sutta lu so mantu
ni brazza sta matrona
Virgini Maria di la Manna
triunfi e loria.

‘Mezzu la parma e u gigghiu
ccu l'angili si sparma
Virgini Maria di la Manna
ricca di loria.

Ora la paci è ranni
ch'avemmu   a sta matrona
Virgini Maria di la Manna
spranza do nostru cori.

U to devotu populu
a Tia tuttu sinchina
Tu si la sirafina
ca ci cunnuci 'ncelu.

Viva, Viva, Maria di la Manna.

 

Salve Regina

Ti salutammu Regina
Matri di misericordia
Tu si spiru, si vita si Tu la nostra spranza.
Portami ‘mbrazza Tu o Matri versu lu santu to Figghiu, strincimi forti la manu Tu duci e climenti,
spersi semmu a lu munnu
‘ntra sta vaddi di lacrimi.

Mettinini sutta u to mantu
nun ti scurdari di niatri
taliani e vardaci ogni mumentu, quannu muremmu portani i to figghiu ca facisti tantu misicurdiusu, ‘ntia spirammu duci Maria.

 

Diu Salvi a Vui Rigina

Diu Salvi a Vui Rigina
Maria di la Manna
a Vui duci cumpadna e Matri nostra.

Sti Diu l'ha fatta apposta
d'on mari di ricchizzi,
'ncelo li So biddizzi
triunfi e lloria.

Su duci li So modi
di chista damiglla,
spusa che tanta bedda
di lu Spiritu Santu.

E tutti njui curremmu
dinanzi a sta Matrona,
virgini Maria di la Manna
ricca di lloria.

E sutta lu so mantu
ni brazza sta Matrona,
spema do nostru cor.

Ora a paci è ranni
c'avemmu sta Patrona,
virgini Maria di la Manna
ricca di lloria.

 

A Maronna do rusariu

O Maria stu pocu sciuri
va finisci lu miu amuri
nun su cosi miritati
ppì la vostra maistati

Su li rosi sculuriti
lu bon cori riciviti
evviva Maria
Maria sempri evviva
evviva Maria
ca Diu la criò
e senza Maria
sarvari nun si pò

 

A Maria

Durante il trasporto dal Santuario alla chiesa Madre

A li quattru cantuneri
quattru angili calaru
A Maria l'ancurunaru
comu Mamma di carità

E cche bedda ‘ssa vistina
è celesti ed è turchina
siti vui Matri divina
ca cchiù bedda a Vui vi stà
siti Vui matri divina
ca cchiù bedda a Vui stà

E che laricu u Vostru mantu
eni laricu quantu u mari
e ni c'emmu a riparari
comu mamma di carità
e ni c'emmu a riparari
comu mamma di carità

O che beddu su mazzettu
e ca Vui tiniti ‘manu
e chi sciaviru suvranu
o chi uduri ca vi fa (2 volte)

E che beddu stu stiddariu
è di stiddi ‘ntornu ‘ntornu
quannu veni lu so jornu
sa chi festa ci sarà
quannu veni lu so jornu
sa chi festa ci sarà

E li turchi e li francisi
ca ni veninu a ‘nquitari
a Maria l'amma a chiamari
comu Mamma di carità
a Maria l'amma a chiamari
comu Mamma di carità

 

Preghiera per la pioggia

Semmu vinuti
‘ndi ddocu bbanna
l'acqua vulemmu
di Maria di Lamanna
semmu vinuti
cuttuni, cuttini,
l'acqua vulemmu
do nostru Signuri.
Semmu vinuti
cuticchi cuticchi,
l'cqua vulemmu dill'Angilicchi.

 
Canzone popolare gelese alla Madonna
 

Ai piedi della Madonna

Ai piedi della madonna
una bella rosa ci sta:
era tutta piena d'amore
la Madonna di pietà (2v.).

E nun mi nni vaiu di ccà
si sta grazia a mia ‘un mi fa'.
Facitimilla, Maronna mia,
facitimilla, ppi carità (2v.)

Sul capo della Madonna
una bella corona ci sta:
era tutta piena d'amore
la Madonna di pietà

E nun mi nni vaiu di ccà
si sta grazia a mia ‘un mi fa'.
Facitimilla, Maronna mia,
facitimilla, ppi carità (2v.)

Sulle spalle della Madonna
un bel mantello ci sta:
era tutta piena d'amore
la Madonna di pietà

E nun mi nni vaiu di ccà
si sta grazia a mia ‘un mi fa'.
Facitimilla, Maronna mia,
facitimilla, ppi carità (2v.)

Nelle braccia della Madonna
il bel Bambino ci sta:
era tutta piena d'amore
la Madonna di pietà

E nun mi nni vaiu di ccà
si sta grazia a mia ‘un mi fa'.
Facitimilla, Maronna mia,
facitimilla, ppi carità (2v.)

Nel cuore della Madonna
una grazia per tutti ci sta:
era tutta piena d'amore
la Madonna di pietà

E nun mi nni vaiu di ccà
si sta grazia a mia ‘un mi fa'.
Facitimilla, Maronna mia,
facitimilla, ppi carità (2v.)

 

Rosario Cantato

Siamo venuti a lodare Maria
Madre di Dio e il tuo figlio Gesù.
Ascolta la nostra preghiera
Madre di Dio, consolaci tu. (10 volte)

Mistero
Vergine tutta pura
colomba senza macchia,
giglio di purità,
o rosa senza spina,
o stella del mattino
prega per noi Gesù

 

Rosario antico

Mistero
Anche quest'anima puoi consolare
Tu, o gran vergine, tutto puoi fare.
Tu sei l'Augusta consolatrice
il miserabile rendi felice.
Anche quest'anima puoi consolare
Tu, o gran Vergine tutto puoi fare.

Sei potentissima dall'Alto Impero
quando desidero, da te, lo spero! (10 volte)

Gloria al Padre, al Figlio……..

 

Coroncina in onore di
Maria SS. D'Alemanna
Patrona della città di Gela

1
O dell'Eterno nobile Figliola,
che splendi per beltà unica e sola,
mistica Manna di conforti e vita,
che alla terra promessa ormai c'invita.

Tu che sorgesti qual ridente aurora
che i cuori attragge, illumina, innamora.

Attira questo cor, l'irradia e abbelle,
e accendi in esso l'immortal facella,
la quale arda ed avvampi ognor per Dio.

In questo mondo sì corrotto e rio:
pensa che Gela tutta a te si dona
o nostra gloriosissima Patrona

Ave, Maria …

2
Vergin benedetta, intatta e pura,
Eva novella, eletta creatura.
Arca del nuovo patto, amica stella,
che guidi a sicurtà la navicella!

Di pace e di letizia arcana luce,
al cielo i figli l'amor tuo conduce:
Manna d'ogni sapor ristoratrice,
cui questa gente acclama e benedice,
volgi al popolo tuo pietoso il ciglio,
prega per noi il Redentor tuo Figlio.

Pensa che Gela tutta a te si dona,
o nostra potentissima Patrona.

Ave, Maria…

3
Oppresso dal dolor fra mille guai
requie ogni cuor quaggiù non trova mai:
l'inferno, il mondo, il miserabil frale
tentan di farci ogni possibil male:
ma Tu Vergine eccelsa e benedetta,
quasi manna del cielo, fosti eletta
ad afforzar la debole natura,
ogni grazia di Dio deh! Ne procura:
Tu sola il puoi, o Madre dei redenti,
tu, che la nostra prece ascolti e senti.

Pensa che Gela tutta a Te si dona,
O nostra clementissima Patrona.

Ave, Maria...

4
Un pensiero ci affanna e ci addolora,
e i nostri giorni lacera e martora,
la dubbia idea di ventura sorte,
il terribile aspetto della morte.
Oh come il nostro cor palpita e trema
al solo ripensar quell'ora estrema!
Deh, scenda in quel momento, in nostra aita
la Manna di Maria, che tutta vita.
O Madre Santa, se tal bene avremo,
contenti all'altro mondo passeremo.

E Tu pensa ch'ogni alma a Te si dona,
o nostra tenerissima Patrona.

Ave, Maria…

Offerta

Dio ti salvi, o Maria Vergin pietosa,
Madre del sommo Iddio, Figliola e Sposa,
iri di pace, stella mattutina,
di tutto il vasto Empir diva Regina:
Dolcezza, vita e speme sei dei cuori,
gioia e consuol di tutti i peccatori
dei giusti guida ed alma Protettrice
d'ogni gente quaggiuso egra, infelice,
mira prostrata la diletta Gela
che, bisignosa, le tue grazie anela:
Signora d'Alemanna la proteggi
e con materno amore ognor la reggi
rivolgi ad essa il tuo pietoso ciglio
e la scampa, o Maria, d'ogni periglio:
sicché ciascuno, a Te sacrando il core,
speri godere ogni contendo e amore;
anzi, grazie rendendo al Sommo Iddio,
che il Te si mostre sì clemente e pio,
brami venir fra l'allegrezza e il riso
alla patria eternal del Paradiso,
ove coi Santi, fra perpetui osanna, dirà: Viva la Vergin d'alemanna.

Indulgenza parziale concessa da S. E. Mons. Mario Sturzo

(con approvazione ecclesiastica)
 

A Te

A Te, prescelta Vergine,
Gloria, dolce e pia,
consacra l'anima mia
gli affetti e la pietà.

Nel paradiso gli Angioli
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna
Delizia d'ogni cor

Tu sei, o preziosissima,
quell'Area salutare,
onde le pene amare
si cambiano in piacer.
Nel paradiso gli Angioli
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna
Delizia d'ogni cor

La torre sei davidica,
il fermo e saldo scoglio
cui l'infernale orgoglio
distrurre cerca invan.

Nel cielo i Cori angelici
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna,
sorgiva d'ogni ben.

Di Jesse la progenie
Per Te si rese ornata,
o Madre Immacolata
del Redentor Gesù.

Nel cielo i Cori angelici
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna,
sorgiva d'ogni ben.

Qual primavera amabile
Produce in terra i fiori,
Tu fai ne' peccatori
Le grazie germogliar.

Nel paradiso gli Angioli
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna
Delizia d'ogni cor

La rosa nata in Gerico
Tu sei vermiglia e vaga,
la cui fragranza appaga
il mondo e chi'l creò.

Nel paradiso gli Angioli
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna
Delizia d'ogni cor.

Il viso Tuo risplendere
si ve' più che l'aurora,
per cui si discolora
ogni astro innanzi a Te.

Nel cielo i Cori angelici
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna,
sorgiva d'ogni ben.

Compresa di letizia
quest'alma in Te confida,
in Te, fidata guida
che la conduca al Ciel.

Nel cielo i Cori angelici
Ti cantan sempre osanna,
Maria dell'Alemanna,
sorgiva d'ogni ben.

 

Maria ‘ncurunata

Matruzza bedda,
matruzza mia, quantu
curaggiu e quanta forza
avisti ppi ccittari sta cunnanna!

Ma cunnanna ppi tia
'un fù, pirchì l'amuri ppi stu
munnu, era troppu assai.

Gesù Cristu, nasciu di Tia
e grazii a Tia.

Lu munnu sarbasti,
pirchì l'amuri ci dasti!
Gesù Cristu nostru Re.

E T'u, Maria bedda
tànta duci e tanta
amata da stu Diu
chi t'ha ginirata.

Stu Diu, è ccussì
cuntentu di Tia, chi
ccu iddu ti purtau
'mpararisu a rignari
di lu celu e di la terra.

O Maria nostra Rigina
bedda e duci, ssa curuna
chi Diu ti desi, brilla
accussì tantu, che è na luci chi ‘llumina tutti quanti.

E sta terra da Tia
‘lluminata, ringrazia sempri a Diu e a Tia ‘ncurunata.

Raffaele Giocolano
23 - 08 - 2004

 
La festa della Patrona vista col pennello di Salvatore Solito
 
Biro - 1962
La questua

Olio su tela - 1929

Piazza Umberto I
 
Olio su tela - 1982
'U paliu 'a 'ntinna
 
Acquerello - 1939
I Palia
 
Aquerello - 1827
I Palia
 
Acquerello - 1935
Concerto in villa
 
Acquerello - 1965
Messa Pontificale dell'8 settembre