Gela Antica
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Personaggi della antica Gela

 
 

ARCHESTRATO DI GELA

(seconda metà del IV a.C.)

Vita 

Di Archestrato sappiamo pochissimo, e tutto derivante da Ateneo, che nei suoi Deipnosofisti XE "Ateneo"  attinge, a piene mani, proprio da quest’autore che non conosciamo se non dalla sua opera.
Archestrato XE "Archestrato"  era di Gela, visto che mostra di conoscere bene la geografia dell’isola e le abitudini gastronomiche dei greci di Sicilia: in SH XE "SH"  176, 12-13 proprio il poeta siceliota mostra di disprezzare la cucina della sua patria, dicendo

Non sono buoni a preparare il pesce,
ma lo rovinano mettendo formaggio su tutto.

Questo parodo fu probabilmente contemporaneo di Aristotele, visto che nei suoi frammenti vengono enunciate alcune idee di sapore aristotelico, risalenti al 335 a.C. Quindi dovrebbe essere vissuto in ambito sicuramente siciliano nel periodo, probabilmente, dell’espansione macedone. Di più le fonti non dicono.

 

Opera

Ateneo ci tramanda, di Archestrato, frammenti di un poemetto che riporta sotto vari titoli, tutti antichi: secondo lo stoico Crisippo si intitolava Gastronomia, secondo Callimaco Hedypatheia ossia, letteralmente, Poema del buongustaio, che è oggi il titolo più diffuso tra gli studiosi.
Il poemetto appare come una parodia dei poemi didascalici di sapore esiodeo molto diffusi in ambito filosofico. Del poema ci restano circa 300 versi, con in più un frammento di 11 versi dagli Hedyphagetica di Ennio XE "Ennio" : si tratta di versi in cui l’ironia è continuamente dosata con la descrizione di piatti e di mercati ittici, in una sorta di Odissea dei buongustai in cui predomina l’aspetto disimpegnato e di evasione tipico di certa commedia attica.
Archestrato XE "Archestrato" , a tal proposito, prende le mosse dalla storiografia, con i suoi incipit pragmatici, presentando una esposizione delle ricerche (SH XE "SH"  132) che rovescia parodicamente il proemio di Erodoto, così come la metafora del viaggio, che non è inconsueta nei poeti parodici che trattano di gastronomia: d'altra parte gli Hedypatheia sono tutti un viaggio alla ricerca di prelibatezze, così come quello di Erodoto era un viaggio alla ricerca della verità. Sembrerebbe esserci anche una parodia di Parmenide e del suo viaggio simbolico presso la Verità.

Ateneo è prodigo di elogi per il parodo, definendolo persino polyhistor, cioè di grande cultura (325d): in effetti, i frammenti del poemetto appaiono ben costruiti secondo un rovesciamento del tono ispirato dei poeti didascalici, per cui, dopo un proemio pragmatico con la consueta asserzione di dire il vero e di voler propagare la verità, segue una costruzione espositiva secondo la disposizione delle portate di un pranzo tipico del IV secolo.
Archestrato, infatti, oltre ad enumerare le specialità dei vari porti del Mediterraneo, segue poi – secondo quanto già rileva Ateneo (278b) – lo schema degli antichi peripli, enumerando pesci e ricette ittiche secondo la navigazione in senso orario. Infine, segue un’enumerazione delle carni, l’elogio dei vini più adatti al banchetto ed al seguente simposio, con l’indicazione del numero dei convitati, dei profumi da usare e persino dei dessert da offrire agli ospiti, il tutto con signorile “sprezzatura”. Gli ultimi versi di questi precetti, diretti, secondo il modello esiodeo, a due “discepoli”, Mosco e Cleeno, dovevano essere quelli di SH 192, con la tipica maledizione contro chi non segue i consigli sapienti del poeta.
Proprio la moderazione nella cucina e l’ostentato disinteresse per i piatti di “alta cucina”, nonché per i banchetti pantagruelici così diffusi in Grecia dopo i contatti con il mondo macedone e persiano, fecero ben presto dell’opera del poeta gelese uno spunto dei filosofi, non solo epicurei, per la critica al lusso. Ateneo ci dimostra quest’attenzione della filosofia ellenistica per questo poemetto riportando un’osservazione dello stoico Crisippo:

E così, amici miei, quando si tengono in conto questi fatti, si dovrebbe a ragione approvare l'atteggiamento del nobile Crisippo, per il suo acuto esame del  Sulla Naturadi Epicuro, ed il suo evidenziare che il cuore della filosofia epicurea è la Gastronomia di Archestrato, nobile poeta epico che a tutti i filosofi diede familiare nutrimento, che rivendica come Teognide il merito suo (104b).

Crisippo, a tutti gli effetti un vero filosofo, dice che Archestrato fu il precursore di Epicuro e di coloro che adottarono le sue dottrine sul piacere, causa di ogni corruzione (278f).

Archestrato, quindi, XE "Archestrato"  insegna a cucinare e disporre le portate in un vero poema didascalico-gastronomico, introdotto da una (seppur parodica) dichiarazione programmatica. Si tratta, dunque, di fornire “belle esortazioni secondo il modello del poeta ascreo” (secondo quanto osserva Ath. XE "Ath."  III 101f), quindi di fare poesia didascalica, seppur divertendo.
Questo modello, seppur considerato di second’ordine, come la parodia, sarebbe poi stato massicciamente recepito nella poesia latina, specie nello pseudo-Virgilio del Moretum, nella satira II 6 di Orazio, che di Archestrato ricalca toni ed espressioni: l'immediato precursore della satira gastronomica oraziana sarà dunque da individuare in questo raffinato epicureo di Gela, messo in rapporto da Ennio o direttamente conosciuto da Orazio, data la grande cultura letteraria del venosino. 

Fonte: Antonio D’Andria

 
Frammento di “Hedypàtheia”