Alle ore 11,40 di lunedì 28 luglio 2008 nel mare di Gela, ad 1 km ad est del pontile del petrolchimico, a circa 800 metri dalla costa di Contrada Bulala e da un fondale di circa 5 metri, è emersa la rimanente parte del relitto della Nave Greca di Gela . Il recupero è frutto della collaborazione tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta, l' Eni con le sue aziende " Raffineria di Gela " e " Saipem ", la Guardia Costiera e l'impresa " Eureco s.r.l. " di Giuseppe Cosentino che in modo completamente gratuito ha messo ha disposizione professionalità e mezzi adeguati per questo tipo di intervento delicato di recupero, in particolare è stato utilizzato un moto/pontone polivalente, il " Vincenzo Cosentino", dotato di una gru da 200 tonnellate e camera iperbarica. Gratuitamente ha partecipato anche la Eurotec Gela di Angelo Tuccio con la realizzazione di un sistema per l'imbracatura sicura del relitto.
Non si nasconde l'emozione e la commozione provate durante le fasi del recupero, a cui hanno assistito numerose persone, autorità civili e militari, in particolare quando tutte le imbarcazioni hanno azionato le sirene accompagnando l'emersione del relitto dal mare. Come Archeoclub d'Italia la soddisfazione è enorme perché è stata proprio questa associazione a concorrere alla divulgazione tramite i mass-media delle varie fasi di recupero e delle caratteristiche costruttive della nave greca di Gela con articoli e saggi pubblicati anche su diversi siti web, compresa la notizia del suo ritrovamento nel lontano 1988.
Si spera che il relitto sarà pronto fra un lustro per essere musealizzato e pertanto fin da ora la sede di Gela dell'Archeoclub d'Italia si rivolge alle istituzioni affinché accelerino i finanziamenti per la costruzione del museo della nave a Bosco Littorio, così da accogliere degnamente questo unicum dell'archeologia subacquea. Troppo tempo è passato dalla scoperta del relitto, ci si augura di non superare i 25 anni per la sua musealizzazione.
Fonte: Nuccio Mulè
|
“Il metodo di costruzione con tavole cucite è molto antico ed attestato già nella nave di Cheope; ma anche Omero, nell'Iliade (II,135), accenna alla chiglia, alle coste ed alle tavole giuntate insieme con il sistema della cucitura; il poeta ricorda che le funi delle navi dei Greci, rimaste in secco per anni sui lidi di Troia ed esposte alla calura del solleone, si erano allentate […]”
“È stato accertato che all'interno dello scafo di Gela, in corrispondenza delle giunzioni delle tavole, per impedire ulteriori e possibili vie d'acqua, era stato inserito del tessuto tra le legature ed il legno, mentre la superficie interna era stata rivestita con pece per migliorarne l'impermeabilizzazione: anche questo sistema è documentato in Omero ed in alcuni dei relitti sopracitati è stata riscontrata la presenza di uno strato protettivo interno a base di sostanza resinosa. […]”
“Esso può essere ricostruito come un veliero, governato solo da pochi uomini, possibilmente utilizzato per navigare lungo brevi tratti, con frequenti scali determinati soprattutto dalla necessità di imbarco e sbarco delle merci e di rifornimenti alimentari. […]”
“L'abbondante ritrovamento di materiale assegnabile ad ateliers coloniali permette di avanzare l'ipotesi di una rotta praticata dal nostro mercantile lungo brevi tratti della costa siciliana e della Magna Grecia, che prevedeva scali nei vari empori con funzioni di centri di raccolta e smistamento di manufatti di differenti botteghe caricati a bordo per essere poi venduti nelle città prossime ai porti […]”
“Allo stato attuale della ricerca e sulla base dei rinvenimenti ceramici, si potrebbe tentare di ricostruire alcune tappe del viaggio della nostra nave, la quale, spinta solo dalle vele, in un periodo favorevole alla navigazione, dovette fare scalo nel porto di Atene, il Falero, e quindi in un porto del Peloponneso, da dove avrebbe prelevato le arule fittili. Da lì, risalendo le coste greco-occidentali, avrebbe attraversato il Canale d'Otranto e, seguendo una rotta lungo le coste della penisola italiana, avrebbe puntato verso la Sicilia per raggiungere anche Gela, se una tempesta non le avesse impedito di completare il suo viaggio […]”
“Dall'esame degli oggetti rinvenuti può essere tentata la ricostruzione della vita di bordo: possiamo innanzitutto immaginare che sulla nave fosse presente un mercante, come prova il ritrovamento di uno stilo in osso, destinato ad incidere le tavolette di legno spalmate di cera, e che la vita dei marinai potesse essere allietata da strumenti musicali: a ciò fa pensare il recupero dello zufolo fittile, il cui suono serviva ad impartire gli ordini durante il corso della navigazione.
ESTRATTI DAL LIBRO “LA NAVE GRECA ARCAICA DI GELA” DI ROSALBA PANVINI |