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Angelo Agostino Corrao

 
Il 13 marzo 1926, nella città di Siena , moriva l’agostiniano padre Angelo Agostino Corrao, la cui fama di grande predicatore valicò i confini del nostro paese. Ancora giovinetto egli venne avviato agli studi seminaristici e si distinse in latino e greco, ma, soprattutto, in italiano.
Consacrato sacerdote dell’Ordine Rominitiano di Sant’Agostino, si fece apprezzare per le alte qualità sacerdotali e di studioso. Apostolo infaticabile degli umili e dei sapienti, divise con essi le  ansie e i dolori della vita; ben presto si fece notare per l’eccellente oratoria che gli diede tanta fama, ma anche l’onore di innumerevoli predicazioni nei vari conventi agostiniani, che se lo contendevano sempre. Padre Agostino Corrao dedicò la sua vita al culto della Chiesa e allo studio attento della filosofia, nonché alle ricerche storiche della sua terra natia. Fu anche professore di filosofia al Collegio di Santa Monica in Roma e ricoprì l’incarico di Priore in diversi conventi d’Italia tra cui quelli di Roma, Savona, Gela e Siena.
Egli nacque a Gela nel 1865, fu persona umilissima, fino al punto di rinunciare al “Galero rosso”, cioè alla nomina cardinalizia da parte di Leone XIII, non ritenendosi degno di si grande onore. Chiamato poi ad essere consacrato Vescovo anche quella volta non accettò per la sua grande umiltà e modestia. Padre Angelo Agostino Corrao si manifestò valido autore alle prime esperienze letterarie, infatti, le sue opere sono caratterizzate da uno stile ordinato e luminoso.
Trascorse la vita pregando e meditando, mettendo a disposizione la sua cultura e le sue virtù sacerdotali al servizio dei sofferenti: egli portò Dio in ogni luogo.
Le annotazioni riportate nelle sue opere, come nel libro “La patria del Beato Agostino Novello” e “La dimora degli agostiniani in Terranova”, dimostrano come questo saggista sia stato di altissimi e celestiali sentimenti. Egli, inoltre, fu tra i primi autori gelesi ad occuparsi della patria del Beato Novello, fulgidissimo astro dell’Oriente Agostiniano, del quale alcune città italiane si contendono tutt’ora il vanto di avergli dato i natali.
Padre Angelo Agostino Corrao, attraverso documentazioni e studi particolari cercò di dimostrare come il Santo Novello fosse figlio verace di Gela. Avvalorarono la sua convinzione le certosine ricerche che l’autore fece nella nostra città dove trovò alcuni documenti nell’Ufficio del Registro (atto datato 4.2.1523) e nella Chiesa Madre (atto datato 3.4.1644)
Numerose sono le opere di padre Agostino Corrao, tutte interessantissime, per cui sarebbe giusto che i giovani d’oggi avessero la possibilità di leggerle per trarne succo di esperienza e di insegnamento, come sarebbe opportuno anche che tutte le opere degli autori, nostri concittadini scomparsi venissero ristampate e messe a disposizione della collettività e degli studiosi.
Dei molti lavori che Padre Agostino Corrao ci ha lasciato, non tutti hanno avuto la possibilità di essere pubblicati, infatti, di inediti ricordiamo, ad esempio, “Il panegirico di santa Rita”, che venne ultimato alcuni mesi prima della sua scomparsa ed è, certamente, una tra le più belle e significative opere dell’autore gelese. Molti dei suoi manoscritti, purtroppo, sono andati perduti.
Delle sue opere ricordiamo:
La Patria del Beato Agostino Novello – Ediz. C. Rinversi 1915 Roma
Riassunto sopra la patria del Beato Novello – Ediz. Scrodato 1918
De Ordine Eremitarum S. Augustini Carmen Elegiacum
Ore Sante - Ediz. 1922
La dimora degli Agostiniani in Terranova
Raccolta di discorsi, sermoni e panegirici
Panegirico di S. Rita, opera indedita
 
 

Il beato Agostino Novello


1328
tempera su tavola; 200 x 256
Siena, Sant’Agostino
La tavola è divisa in tre parti: al centro appare la severa figura stante del beato senese agostiniano Agostino Novello, mentre ai lati sono narrate le storie miracolose della sua vita. Agostino era nato a Terranova di Sicilia intorno al 1235 da padre senese, e, dopo aver studiato a Bologna, divenne consigliere e giudice di re Manfredi. Alla morte del re entrò nell’ordine agostiniano e si trasferì a Siena, nei cui pressi, nell’eremo di San Leonardo al Lago, morì nel 1309, divenendo immediatamente una delle personalità più venerate della città toscana. La pala era collocata sopra la tomba del beato nella chiesa di Sant’Agostino a Siena, e Agostino vi è raffigurato con l’aureola di santo in omaggio al profondo culto popolare che gli era tributato. L’alta qualità pittorica è riscontrabile anche nelle storiette laterali, ambientate entro le mura di Siena medievale.