La vita di lu cacciaturi gilisi
La vita di lu cacciaturi è troppu amara
campa di liusuni e sempri spera
sempri lamento porta ‘ndi lu cori
ppi la sfurtuna ca lu fa dannari.
Va battennu muntagni, vadduna e lavanara,
la scupetta è gravusa, e cchiù nun sa fira,
e a rriti leggia comun ‘na bannera.
Veni austu e sittembri: è l'apirtura!
Ci riri lu cori, e allegru pensa e spera
A cunigghia a pirnici ‘ndi lu sonnuu
E a li lebbira ca sbattiri lu fannu.
Veni ottobri, novembri e poi dicembri,
friddu forti, acqua, trona e bbentu;
lu cacciatutri ' nforza lu lamentu
ca la caccia si chiuri a trarimentu.
Po c'è lu lacu, appressu li rriddeni
ca di Duriddu fanu fari và e bbeni,
e se ci rriva ppì ccasu a sparari
certementi si metti a bistimmiari,
pirchì fu forti oppuri nchiummatu,
e lu cartocciu fu mali sparatu.
Poi veninu li turturi e li quagghi,
fa matinata, lassa mugghieri e figghi,
ppì vinti jorna fa la stessa strata
ma mai ci ncappa na jurnata furtunata.
Poi la caccia si chiuri ppì tutti li cosi
e finalmente riposa lu cacciaturi gilisi.
Giovanni Renda
A cura di Antonio Bosco
Ritratti
Cari amici, permettete
che con poche pennellate
vi presenti, in pochi istanti
tre fenomeni viventi.
Cacciatori, professori
sportivoni per la pelle
ne combinan delle belle.
Don Nenè, gran cacciatore
è un uomo di valore.
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Ma sovente, che peccato
dagli amici è bistrattato.
Sol perché col suo fucile
corre a caccia sull'arenile
e sparando a destra e a manca
sbaglia sempre e mai si stanca.
Suo compagno è sor don Rocco
cacciatore di gran stocco
con cui spesso fan macelli
di cicoria e aggitelli.
Spesse volte fan M….hargello
per spartirsi il grosso merlo
che don Rocco, a tradimento
a ucciso in un momento
con un colpo di fucile
che ha tirato in grande stile
accorgentosi per caso
che Nenè l'aveva già ucciso.
Don Nenè, gran dosatore
è un vero professore
la sua dose: sette con otto!
Polvere sopra e piombo sotto.
Anni addietro il poverino
ha ucciso un cardellino
ma poi disse ai suoi amici
“oggi ho preso tre pernici”.
Quel ch'è peggio cara gente
è sto fatto strabiliante
a Gigetto volle insegnare
l'arte nobile di cacciare.
Ma l'alunno, più sapiente,
del maestro fu più valente
ogni volte che tirava
di sicuro a segno andava.
Don Nenè, che s'arrabbiava,
che disgrazia! Non colpiva.
La colpa a Bosco dette
che la polvere gli vendette.
E così, cari signori
questi son tre cacciatori
buontemponi, allegri e fieri
con i vecchi moschettoni.
Or vi chiedo, per favore,
(quale merito al valore)
di scherzare onestamente
senza offendere la gente
che la troppa confidenza
non finisca in mala creanza
e lo scherzo più sincero
si trasformi in odio fiero
(Il poeta maledetto)
A cura di Antonio Bosco |
Storiella
Cacciatori, all'erta state,
questa storia attenti udite,
che, se ha molti vanto ha dato,
ha molti altri svergognato.
Dunque, fu che una sera,
una banda allegra e fiera,
se ne andò, sperando bene,
di sparare alle “riddene”.
Con la “jeep” di Turillo
presto giunsero a Dirillo
e guardarono con piacere
di riddene pieno il mare.
Nominar presto occorreva
chi guidar la comitiva:
Crapanzan, fra tutti, dotto,
caporal fu presti eletto.
Alla sera, a tempo e loco,
il segnale diè del foco,
e i fucili con fragore
seminarono il terrore
nello stormo di riddene
che piacchiavan così bene
da coprire di caduti
i macconi e i vigneti.
Risultato delle botte
fu di soli cinquantasette
marzaiole vive e morte,
oltre a quelle non raccolte.
Un bel numero, si sa,
che a ricordo resterà.
E sia gloria a Crapanzano
che da grande capitano
diede a tutti l'occasione
di riempire il tascapane,
e di fare con piacere
un bellissimo carniere.
Il ritorno fu veloce,
ma più lesta fu la voce:
la notizia della taglia
fece a tutti meraviglia.
E già molti, in cuor loro,
si accingevano al lavoro,
per tornare bene armati,
a cercare morti e feriti.
Anche grandi cacciatori,
di fucile professori
non andarono a dormire
accingendosi a partire
per cercare, come sciacalli,
le riddene fra le valli.
Pur don Saro ed altri amici
se ne andaron felici
con le moto (o malaccorti)
per rangiunger prima di tutti
i macconi e i vigneti
pien di caccia immaginati.
Quel che peggio adesso viene
che patiron molte pene:
Non sapendo le contrade
si smariron per le strade.
Finalmente verso le sette,
arrivaron con l'ossa rotte,
poi, col freddo e l'appetito,
si trovaron a mal partito,
ed accesero un fochetto
per scaldarsi il cuore e il petto.
Riposatosi per bene
s'avviaron al maccone |
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per cercare la caccia morta
che col buio non s'era scorta.
Ma per loro confusione
avean perso direzione,
e strappandosi i capelli
non trovaron più gli uccelli.
Ma sul tardi giunsero altri
di costoro ben più scaltri
tiraron il braccio lesti
alla cerca di quei resti,
con gli schioppi sulle braccia
come quando vanno a caccia,
e con gli occhi e con i cani
rovistaron tutti i macconi
invocando tutti i santi
di trovar, sia pur…puzzanti,
o mangiate dal forame
(tal era la loro fame!)
i relitti irrilevanti
delle stragi precedenti.
Aguzzarono l'ingegno
E cercaron con impegno,
chi a manca chi a destra,
fra il ginepro e la ginestra,
sotto i giunchi e i cespugli,
fra le vigne delle “Idogli”.
Accadeva, a mala appena
dopo un tiro di pedana,
di raccogliere stecchito
un uccel dimendicato,
e scordavan quei compari
tutti i loro bocconi amari.
Continuaron a cercare,
alfin, stanchi di…sparare,
conteggiaron le riddene
rastrellate fra le dune:
conta e conta, che rovina!
furon solo mezza dozzina.
Certo furon fortunati,
anche se un po' umiliati
se, così, senza sparare,
rimediaron il carniere,
raccattando le altrui bucce
risparmiaron la cartucce,
ritornando allegri e fieri
come grandi moschettieri.
L'indoman, saputo il fatto,
così come fu eletto
Capanzan fu degradato
Che la caccia avea lasciato
morta e viva nel maccone.
“Sei passato da minchione!”,
poi gli disse allegramente
don Giovanni Bosco, il grande.
Or finito è il racconto
del più grande avvenimento
che si sia registrato
nella storia del creato.
Sono certo che è piaciuto
pure a chi non l'ha gradito;
se qualcuno si è offeso
umilmente io mi scuso;
se qualcun non è contento
dica pure il suo tormento,
e con tanta simpatia
vi saluto e vado via.
Giovanni Renda
A cura di Antonio Bosco |