Il cotone
Il cotone ( Gossypium , Linnaeus 1758 ) è una pianta arbustiva della famiglia delle Malvacee, originaria del subcontinente indiano e delle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e delle Americhe. Importata in Europa dagli arabi.
La pianta allo stato selvatico può raggiungere un'altezza superiore a 1,50 m ed ha vita lunga. Viene coltivata in molti paesi per la produzione della fibra di cotone, utilizzata per la produzione di tessuti.
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Gela, sin dai tempi remoti, è stata fino a qualche trentennio fa il centro di coltura cotonica di maggiore importanza in Italia, sia per la natura del terreno adatto, sia per il clima favorevole, sia per la competenza della sua maestranza agricola, specializzata, che, con le acque irrigue del bacino montano della diga “Disueri” aumenta l'etteraggio seminato a cotone.
La coltivazione fu introdotta in Sicilia, attorno all'870 dell'Era Cristiana, dagli Arabi, i quali scelsero Gela quale campo pilota, e estesa nell'isola di Pantelleria e Malta. La coltivazione del cotone nel 1700 era limitata quasi esclusivamente al fabbisogno casalingo rurale, la produzione siciliana, causa le antiche varietà dei semi indiani e siamesi, rimase una entità trascurabile, sia perché dava fibra di qualità inferiore ai cotoni americani ed egiziani, sia perché non percepita dall'industria, veniva assorbita dall'artigianato locale. Nel 1861 con l'importazione delle prime macchine sgranatrici e dei semi di tipo “Americano”, che i gelesi denominarono “l'Americano di Gela” (detto più tardi Gela), fu dato l'avvio per una coltivazione più razionale. Furono importati vari tipi di semi, che per la mancanza di un Ente capace di armonizzare, sorvegliare le varie fasi di attività cotonicola, si sono imbastarditi e naturalmente a danno della fibra che rimase invariata, Ai bravi cotonicoltori gelesi, che, senza guida ed aiuto alcuno, con limitatissimi mezzi propri, sono riusciti a mantenere un prodotto, che avrebbe dovuto abbandonare, spetta ogni elogio, Gela, che è stata, giustamente, chiamata “la madre del cotone in Italia”.
A Don Alessandro Mallia Paternò Marchese di Torreforte, medico botanico, appassionato di cotonicoltura, il quale riuscì, dopo lunghi studi, ad ottenere un tipo di cotone di colore “rosa” ed a migliorarne la setosità e la lunghezza della fibra, Vittorio Emanuele II, in occasione della Prima Esposizione dei COTONI NAZIONALI nel 1864, gli assegnò la medaglia d'oro quale Primo Premio, sia per la quantità prodotta per ettaro che per la qualità della fibra.
Ma torniamo alle consuetudini gelesi per la semina di questo “oro bianco”, che richiede molto lavoro a cominciare dal mese di febbraio, primi di marzo, con ripetute arature sul terreno destinato alla semina del cotone. I sacchi che contengono i semi di cotone vengono messi a bagno nell'acqua per quattro ore e poi ricoperti con un telo, dimodoché se ne mantenesse la temperatura nella fase di fermentazione; i semi vengono messi a dimora in fossette profondi 12 centimetri circa e distanziati tra di loro almeno 40 centimetri. La raccolta viene effettuata quando il cotone è ben maturo e cioè verso la fine del mese di agosto e nei primi di settembre. I braccianti agricoli, all'uopo chiamati, si recavano in campagna per raccogliere il cotone alle tre del mattino per poter lavorare meglio, con il fresco; si legavano un sacco alla cintola e lo riempivano il più possibile poiché erano pagati a seconda la quantità che raccoglievano e il più svelto di questi raccoglitori ne poteva raccogliere al massimo un quintale.
Gela vantava ben tredici opifici e stabilimenti per la sgranatura del cotone che qui elenchiamo:
1) Società Cotoniere Siciliana
2) Mulino Tutti i Santi
3)Mulino Gela
4)Ente Fibre Tessili
5) Mulino Pinta
6) Opificio Liardi
7) Opificio Psaila
8) Opificio Favitta
9) Opificio Tanturella
10)Opificio Bresmes
11) Mulino Pellegrino
12) Opificio SILDA
13) Opificio Baiocchi
Fonte: Rosario Medoro