Molti autori di storia patria locali, nazionali ed anche esteri, antichi e contemporanei, si sono interessati da sempre di Gela realizzando nel tempo un cospicuo numero di pubblicazioni storiche. Però, nella stragrande maggioranza di esse poco spazio è stato dedicato al periodo medievale e quasi niente a quello contemporaneo, riferibili agli ultimi due secoli in particolare, mentre il periodo greco si può dire che è stato scritto tutto o quasi. Il risultato ovvio è stato quello che oggi della storia esiste, anche se con qualche eccezione, un buio notevole calcolato in più di millecinquecento anni e che va dal 282 a.C., anno della distruzione dell'antica Gela, a tutto l'ottocento e oltre. L'eccezione di cui sopra è riferibile a pochissimi storici e in particolar modo ad alcuni cultori di storia patria locali che ci hanno lasciato testimonianze scritte del recente passato. Tra di essi si è distinto in particolare Salvatore Damaggio Navarra; senza esagerare si può affermare che la maggior parte delle testimonianza sugli ultimi secoli della storia della città di Gela è opera sua. Ma chi è Damaggio Navarra?
Salvatore Damaggio Navarra nacque a Terranova (Gela) il 30 Aprile 1851. Terzo di quattro fratelli crebbe in una famiglia benestante e ricca di tradizioni patriottiche e benemerenze civiche. Frequentò la Regia Scuola Tecnica di Terranova conseguendo la licenza nel 1869, all'età di 18 anni. Egli, pur avendo la possibilità di seguire gli studi superiori li abbandonò, forse per accudire ai suoi cospicui possedimenti; tuttavia, attratto irresistibilmente dalle patrie memorie, vi profuse le migliori energie, diventando così un validissimo cultore autodidatta di storia locale.
Oltre ad essere un ricercatore paziente e un frequentatore assiduo di archivi e biblioteche il Damaggio fu anche un uomo politico, impegnato nella gestione della cosa pubblica; fu consigliere comunale, ininterrottamente dal 1896 al 1913, assessore, prosindaco e membro di diverse commissioni civiche. Ricoprì tra l'altro, diversi incarichi di relatore su problemi specifici interessanti la comunità gelese. Nel 1894 realizzò un lavoro sul cenobio dei PP. Cappuccini di Eraclea (Gela, nel linguaggio liturgico) e, ancora, nel 1902, una relazione sul porto rifugio e sul caricatore di Terranova. Fu, quindi, uomo di studio, ma anche cattolico praticante. Dei suoi sentimenti di pietà religiosa sono testimonianza le “Preghiere”, cinque composizioni in versi e prosa, realizzate nel 1915 in onore della Madonna.
Nel 1896 licenziò alla stampa “Memorie Gelesi”, pubblicazione importantissima per la notevole quantità di notizie in essa riportate. Divisa in due parti, Gela Antica e Gela risorta in Terranova , essa rappresenta sicuramente un eccezionale, anzi unico scritto sulla storia di Gela degli ultimi secoli. Il lettore, come giustamente scrive il concittadino prof. Virgilio Argento, che ha contribuito con grande merito a raccogliere e diffondere gli scritti di Damaggio, “…ne ricava una visione chiara ed armonica delle vicende di cui la città nei secoli è stata protagonista o vittima”.
Dedicata al “venerando arciprete Monsignor Gurrisi specchio preclaro di virtù”, nel 1903 Salvatore Damaggio pubblicò “Terranova Sacra”, uno scritto che come lui stesso ebbe a dire nella prefazione riportava “…con le notizie di ciascuna chiesa, è pure menzione delle abolite comunità religiose, e di alquante chiesuole che sorsero in città e né dintorni”. Inoltre, a completamento di tale pubblicazione aggiunse “…la cronologia dei parroci vissuti negli ultimi quattro secoli, e un elenco di sacerdoti di cui parecchi, per santità e dottrina, accrebbero la gloria del nostro suolo”.
Tra il 1915 e il 1921 produsse altri lavori relativi a diverse chiese senza mai trascurare gli aspetti storici e folcloristici delle feste che in esse si svolgevano; sono opuscoli preziosi, che ci danno uno spaccato di vita religiosa gelese dell'epoca. Così è per ”Maria dell'Alemanna in Terranova” del 1915, “la chiesa degli Agostiniani in Terranova” del 1916 e “Santu Franciscu ‘u riccu” del 1921.
Gli scritti del Damaggio non sono lavori voluminosi, non hanno una ricchezza di frasi e vocaboli, ma sono in genere brevi monografie realizzate con stile conciso e con un periodare fluido che rende agevoli le loro lettura e interpretazione anche a livello popolare. Ma quello che più conta, e non è sola una nostra opinione, è che questo nostro concittadino ci ha lasciato un patrimonio inestimabile di notizie, di fatti e di personaggi richiamati dall'oblio dei secoli, i quali, diversamente, sarebbero stati dimenticati e, con essi, buona parte della nostra stessa storia recente. Nella prefazione alle sue “Memorie Gelesi” il Damaggio finalizza la sua opera di cultore di storia patria scrivendo “…Il bisogno di una pagina tale si è ognora inteso tra noi, e a ragione, perché senza di essa ognuno si aggira come straniero in casa propria ignaro della gloriosa polvere che vi si calpesta e di ciò che a ogni tratto gli si para dinanzi”. Salvatore Damaggio morì l'11 luglio 1928 all'età di 77 anni.
Senza dubbio l'elogio più bello e più significativo che si può dare ala lavoro di Salvatore Damaggio Navarra, è quello che molti autori di memorie storiche di notevole prestigio hanno attinto abbondantemente ai suoi scritti e per tutti citiamo Giuseppe Pitrè, famoso studioso e raccoglitore delle tradizioni siciliane.
Fonte: Nuccio Mulè