Uno dei personaggi più noti tra i gelesi di fine secolo fu, senza dubbio, Mario Aldisio Sammito. Nacque il 30 gennaio 1834 e già in giovane età cominciò a manifestare pubblicamente idee di libertà ed eguaglianza. Partecipò ai moti risorgimentali prendendo contatti con Giuseppe Garibaldi e il figlio Menotti. Nel 1869 fu arrestato e tradotto alle carceri di Caltanissetta con l’imputazione di “…attentato contro la persona sacra del Re e del cambiamento del governo”; durante la sua permanenza nel carcere di Malaspina compose 18 bellissime poesie, pubblicate nel 1870 in un volumetto dal titolo Canti del prigioniero. Scrittore e patriota, l’Aldisio Sammito ebbe momenti di grande notorietà non soltanto perché presidente del Fascio dei Lavoratori di Terranova e dei Fasci della province di Caltanissetta e Siracusa, ma anche per molte sue opere di interesse storico e sociale. I suoi scritti destarono l’ammirazione ed ebbero il plauso di eruditi e di pensatori italiani e stranieri: vogliamo ricordare “La Nizzarda” con la prefazione di Giuseppe Garibaldi, “Le memorie d’Italia dal 1820 al1888”, “La questione sociale”, “Il Papato al cospetto della storia”, “Sulla Filosofia e la Storia della prima rivoluzione francese”, “Le guerre servili”, “L’esame della Natura sul libro Luce e vita di L. Bucher”, “L’evoluzione economica della proprietà fondiaria in Italia”, “Del diritto penale nei rapporti colla natura e colla società”, “Municipalizzazione dei servizi pubblici”, “Democrazia e Letteratura italiana”, “La libertà combattuta”, “Passato e avvenire dei culti”, premio al Genio delle religioni dello storico politico Edgar Quinet.
Collaborò a diverse riviste letterarie e politiche tra cui La falce Di Messina, Don Marzio periodico repubblicano dissidente, La voce del popolo di Lentini, Democrazia di Catania, L’esodo di Trapani ed ancora La Lince, L’avanguardia, L’imparziale, Il cittadino di Savona, ecc. Durante la sua attività ebbe un’intensa comunicazione epistolare con i grandi della nuova Italia: Garibaldi, Mazzini, Napoleone Colajanni, Bovio, Campanella, Mario Rapisardi, tanto per citarne alcuni. All’estero ebbe rapporti epistolari con il famoso anarchico Bakunin e con il grande poeta e scrittore francese Victor Hugo.
Fu consigliere comunale per molti anni, ed oltre che a dedicarsi attivamente alle questioni sociali di Gela, ebbe molto a cuore lo studio e la salvaguardia delle memorie storiche. L’amministarzione comunale dell’epoca, a ricordo di questo nostro concittadino, dopo la sua morte avvenuta il 22 giugno 1902, gli intitolò una via, quella di fronte al Convitto Pignatelli, già via Cubba. Gela Moderna, un periodico settimanale, n 21 del 23 giugno 1902 anno II, che si stampava in loco, dopo la morte dell’Aldisio scrisse tra l’altro: “…La storia della Democrazia Italiana, scriverà a caratteri d’oro il Suo Nome e Gela orgogliosa di avergli dato i natali, sentirà un culto che non verrà mai meno” Purtroppo Mario Aldisio Sammito oggi risulta sconosciuto ai più a Gela ed è assente tra i nomi che concorsero alla storia della democrazia italiana.
Fonte: Nuccio Mulè